... anzi, dell'ultimo vagone, dell’ultima porta, direzione Battistini, dal lunedì al venerdì, ore 08.20/08.35...
La maggior parte la trovo già al solito posto, anzi, al "proprio" posto... perchè noi, che da anni prendiamo la MetroA, abbiamo ciascuno un posto come dire, "già assegnato"...non lo abbiamo comprato, ma è implicito e tacitamente accettato da noi tutti che al centro va la coppietta di ragazzi che scendono a Repubblica… lei bionda con il viso da Barbie, lui moro con i pantaloni a vita alta, tipo sacco di juta e che, date le premesse, non ha nulla a che vedere con Ken... più in fondo c’è Mr. Bean… e con le spalle alla parete c’è invece il signore dai capelli bianchi e folti, sempre con il giornale fra le mani e gli occhiali con il laccetto al collo…
Sono tanti, innumerevoli, ogni giorno cambiano… ho perso il conto…I miei compagni di viaggio. Di molti potrei anche dire da quale fermata sono saliti anche se fisicamente non ero lì… non so come mai… i nostri sguardi, i nostri atteggiamenti… tutto parla di noi, delle nostre vite… ci capiamo, è come se ognuno di noi sapesse chi è l’altro…
Se prendi la metro come me da anni sai come ci si debba muovere, ad esempio come ci si deve posizionare se devi scendere alla fermata successiva senza doverlo chiedere a chi hai di fronte... e saperlo fare con le giuste maniere non è da tutti…. Perché in metro esiste una sorta di galateo del passeggero... e, secondo me, dovrebbero assegnare un patentino per abilitare una persona a prendere questo mezzo… e dai, su, devi esserne capace! Li saprei riconoscere a chilometri di distanza quelli che non hanno mai messo piede in questo posto… e tutte le volte mi chiedo… ma proprio oggi dovevi prenderla???...Ce ne sono di tutti i tipi… particolari sono i turisti, sia stranieri (ma io dico, è necessario prendere la metro tutti e 50 all’ora di punta??) che italiani (odiosi, specie in primavera, quando Roma è piena… “zaino e scarpe comode”…coppie, famiglie e nonni… tu vai di corsa, e loro no, sono in vacanza… non sono mai stati nella loro capitale e proprio oggi sono lì… e io dovrei essere felice per questo?? Ehi qui c’è gente che va a lavorare, che va a mandare avanti il Paese!! E vedete di togliere di mezzo quello sguardo beato chè oggi non è giornata!)… e quelli che stanno qui, ma il loro braccio è sull’altro vagone… intelligente eh?
Ma quello che preferisco fra tutti è il tipo “Nuovo Cinema Paradiso”… avete presente la scena quando entra in sala l’ultimo spettatore e saluta tutti, a film già iniziato, urlando “Buona salute a tutti!!”… ecco…lui, in metro, è quello che, fermo sulla banchina, non solo non si toglie di mezzo per far scendere la gente, ma una volta che arriva il suo turno fa un solo, maledetto, unico passo dentro il vagone… si guarda intorno…tranquillo, sereno, pensa a dove andarsi a posizionare… ma non si sposta… sorride… tanto lui è entrato, ce l’ha fatta… ha tutto il tempo… e quelli alle sue spalle, che non riescono ad entrare proprio perché c’è lui di mezzo??? Ah boh… non è un suo problema… Buona salute a tutti!!
Di gente maleducata la metro ne è zeppa… primo fra tutti quel tizio pelato, poco più che quarantenne che pensa di essere l’unico padre al mondo che porta la propria figlia all’asilo e, dato che di fronte ai bambini non ci si ferma mai, allora crede di avere tutto il diritto di entrare con il passeggino, bimba e borse al seguito dentro un vagone colmo e ricolmo di persone per le quali a malapena c’è posto. Purtroppo lui si sente in diritto di entrare in quelle condizioni e non ci pensa due volte a montare sopra alla gente, prendere praticamente possesso di 5 se non più posti e di leggere il giornale come se nulla fosse… aspettarne una con maggiore capienza per sé e per il suo seguito no?? Questa sì che è scorrettezza…
Alla mia fermata, anni fa, c’era un ragazzo alto, moro, magro magro, con il pizzetto e uno zaino sempre in spalla… ogni giorno ci sedevamo uno accanto all’altro ad aspettare il “porta sardine” (quella che un tempo era la Metro A di Roma… arrivare a lavoro o a scuola era più che un’impresa… chi ci riusciva si sentiva un miracolato… se arrivavi alla meta eri uno forte… ti sembrava quasi di ricevere una medaglia tutti i giorni per essere riuscito a sopravvivere, ma soprattutto a riuscire ad entrare dentro tale scatoletta… ah … i bei vecchi tempi….)… ci si aspettava la mattina... e si andava insieme in centro… chissà che fine ha fatto… mai una parola, mai un sorriso… non mi piaceva fisicamente, però sarebbe stato interessante e sicuramente intelligente parlarsi un po’… tante volte ero lì lì per farlo, ma poi pensavo… perché non lo fa lui? Perché devo sempre fare io il primo passo? …sulla scia di questi pensieri stupidi ci siamo persi di vista… o semplicemente lui ha cambiato orario… so solo che la Xigia del 2008 non avrebbe esitato un attimo…
Oggi, invece, vicino a quella panchina c’è l’ottavo nano… un ragazzo (vabbè, chiamiamolo ragazzo) basso, stempiato, occhi chiari, cicciotto e sempre con lo sguardo fisso.. su di me… aho, ma perché attiro solo sfigati io? E daje che sale solo quando salgo io o che mi fissa e rifissa…e io lo ignoro e ri-ignoro… vabbè dai, tutto sommato fa tenezza… mi sembra un orsacchiotto peloso… eh… giusto quello…
Ma c’è anche, un po’ più in là, a volte accompagnato da una collega (credo… sì credo…) quel ragazzo sempre ben vestito, ventiquattr’ore alla mano, occhi azzurri e profumo di doccia appena fatta… la prima volta che lo incontrai ero di ritorno a casa… persa nei miei pensieri sento tutto a un tratto il suo sguardo su di me, mi giro e, certo che non avrei esitato ad abbassare gli occhi, ha continuato a guardami. E io, che mi diverto in questo, ho sostenuto il suo sguardo, incazzata perché mi aveva distratto e perché non sopporto essere fissata come fossi un extra-terrestre… vinsi io, praticamente i miei occhi gli dissero: che caz hai da guardare? (caruccia, poi ti domandi perché sei sola) e lui, porello, distolse lo sguardo… da quel giorno ci incontriamo piuttosto spesso e il gioco si ripete… a volte vince lui, altre io… scende a Repubblica, come me tempo fa… e sulle scale mobili continuava quella che solo all’inizio era una sfida… poi io a sinistra, lui a destra e ci si salutava… a volte lo incontro anche la sera… e, puntualmente, quando scendiamo alla nostra fermata, lui è più avanti di me e, prima di girare l’angolo verso l’uscita, si gira… uno sguardo e buona serata a te…
Un altro incontro decisamente per caso avvenne una volta a Termini e da allora si ripete quasi tutti i giorni... era la fermata prima della mia quindi avevo tutto il diritto, dopo aver fatto scendere e salire i passeggeri, di piazzarmi di fronte alla porta comunicando così a tutti che la prossima era la “mia”… con l’i-nano a tutto volume comincio a cantare senza emettere suono, tanto nessuno mi vede, sono tutti dietro di me… vago con la mente e non mi accorgo di avere di fronte “il ragazzo di Termini”… anche lui al solito posto, accanto all’ultima panchina, poco dopo l’arco d’ingresso alla banchina, con le spalle al muro che aspetta la metro “giusta”, quella dove è possibile entrare senza sentirsi soffocare o comunque senza stare appiccicato a nessuno… praticamente la mia… non mi accorgo che gli ho cantato circa un 40 secondi di “Senza Parole” guardandolo dritto negli occhi… quando mi risveglio capisco chi ho di fronte… mi sento un pò Fantozzi … anyway…
La mia fermata e Termini diventano quindi due tappe fondamentali nel mio viaggio quotidiano verso l’inferno. Meno male che ci sono loro due…
E Xigia dove la trovi?
Xigia fino a qualche mese fa poteva scegliere fra quello a destra e quello a sinistra della porta d’ingresso, in piedi, di lato, senza intralciare il passaggio di alcuna persona, ma sempre in prima linea… quasi nascosta, piccola piccola mi stringevo in quell’angoletto e quasi non ci si accorgeva di me perché non ero d’impiccio alcuno, ma da lì avevo il pieno controllo di tutto ciò che accadeva intorno a me… avevo la libertà di muovermi come meglio volevo, senza toccare o sentirmi addosso nessuno…
Oggi invece Xigia va dritta dall’altra parte del vagone, sempre lontana dalla via d’ingresso, ma con una buona visuale e con un sorriso verso tutti i suoi compagni di viaggio…
La mattina sento che tutti noi, di lì a poco, faremo lavorare una fitta rete di ingranaggi e mi chiedo se, alla fine della giornata, saremo soddisfatti per quanto prodotto.
La maggior parte la trovo già al solito posto, anzi, al "proprio" posto... perchè noi, che da anni prendiamo la MetroA, abbiamo ciascuno un posto come dire, "già assegnato"...non lo abbiamo comprato, ma è implicito e tacitamente accettato da noi tutti che al centro va la coppietta di ragazzi che scendono a Repubblica… lei bionda con il viso da Barbie, lui moro con i pantaloni a vita alta, tipo sacco di juta e che, date le premesse, non ha nulla a che vedere con Ken... più in fondo c’è Mr. Bean… e con le spalle alla parete c’è invece il signore dai capelli bianchi e folti, sempre con il giornale fra le mani e gli occhiali con il laccetto al collo…
Sono tanti, innumerevoli, ogni giorno cambiano… ho perso il conto…I miei compagni di viaggio. Di molti potrei anche dire da quale fermata sono saliti anche se fisicamente non ero lì… non so come mai… i nostri sguardi, i nostri atteggiamenti… tutto parla di noi, delle nostre vite… ci capiamo, è come se ognuno di noi sapesse chi è l’altro…
Se prendi la metro come me da anni sai come ci si debba muovere, ad esempio come ci si deve posizionare se devi scendere alla fermata successiva senza doverlo chiedere a chi hai di fronte... e saperlo fare con le giuste maniere non è da tutti…. Perché in metro esiste una sorta di galateo del passeggero... e, secondo me, dovrebbero assegnare un patentino per abilitare una persona a prendere questo mezzo… e dai, su, devi esserne capace! Li saprei riconoscere a chilometri di distanza quelli che non hanno mai messo piede in questo posto… e tutte le volte mi chiedo… ma proprio oggi dovevi prenderla???...Ce ne sono di tutti i tipi… particolari sono i turisti, sia stranieri (ma io dico, è necessario prendere la metro tutti e 50 all’ora di punta??) che italiani (odiosi, specie in primavera, quando Roma è piena… “zaino e scarpe comode”…coppie, famiglie e nonni… tu vai di corsa, e loro no, sono in vacanza… non sono mai stati nella loro capitale e proprio oggi sono lì… e io dovrei essere felice per questo?? Ehi qui c’è gente che va a lavorare, che va a mandare avanti il Paese!! E vedete di togliere di mezzo quello sguardo beato chè oggi non è giornata!)… e quelli che stanno qui, ma il loro braccio è sull’altro vagone… intelligente eh?
Ma quello che preferisco fra tutti è il tipo “Nuovo Cinema Paradiso”… avete presente la scena quando entra in sala l’ultimo spettatore e saluta tutti, a film già iniziato, urlando “Buona salute a tutti!!”… ecco…lui, in metro, è quello che, fermo sulla banchina, non solo non si toglie di mezzo per far scendere la gente, ma una volta che arriva il suo turno fa un solo, maledetto, unico passo dentro il vagone… si guarda intorno…tranquillo, sereno, pensa a dove andarsi a posizionare… ma non si sposta… sorride… tanto lui è entrato, ce l’ha fatta… ha tutto il tempo… e quelli alle sue spalle, che non riescono ad entrare proprio perché c’è lui di mezzo??? Ah boh… non è un suo problema… Buona salute a tutti!!
Di gente maleducata la metro ne è zeppa… primo fra tutti quel tizio pelato, poco più che quarantenne che pensa di essere l’unico padre al mondo che porta la propria figlia all’asilo e, dato che di fronte ai bambini non ci si ferma mai, allora crede di avere tutto il diritto di entrare con il passeggino, bimba e borse al seguito dentro un vagone colmo e ricolmo di persone per le quali a malapena c’è posto. Purtroppo lui si sente in diritto di entrare in quelle condizioni e non ci pensa due volte a montare sopra alla gente, prendere praticamente possesso di 5 se non più posti e di leggere il giornale come se nulla fosse… aspettarne una con maggiore capienza per sé e per il suo seguito no?? Questa sì che è scorrettezza…
Alla mia fermata, anni fa, c’era un ragazzo alto, moro, magro magro, con il pizzetto e uno zaino sempre in spalla… ogni giorno ci sedevamo uno accanto all’altro ad aspettare il “porta sardine” (quella che un tempo era la Metro A di Roma… arrivare a lavoro o a scuola era più che un’impresa… chi ci riusciva si sentiva un miracolato… se arrivavi alla meta eri uno forte… ti sembrava quasi di ricevere una medaglia tutti i giorni per essere riuscito a sopravvivere, ma soprattutto a riuscire ad entrare dentro tale scatoletta… ah … i bei vecchi tempi….)… ci si aspettava la mattina... e si andava insieme in centro… chissà che fine ha fatto… mai una parola, mai un sorriso… non mi piaceva fisicamente, però sarebbe stato interessante e sicuramente intelligente parlarsi un po’… tante volte ero lì lì per farlo, ma poi pensavo… perché non lo fa lui? Perché devo sempre fare io il primo passo? …sulla scia di questi pensieri stupidi ci siamo persi di vista… o semplicemente lui ha cambiato orario… so solo che la Xigia del 2008 non avrebbe esitato un attimo…
Oggi, invece, vicino a quella panchina c’è l’ottavo nano… un ragazzo (vabbè, chiamiamolo ragazzo) basso, stempiato, occhi chiari, cicciotto e sempre con lo sguardo fisso.. su di me… aho, ma perché attiro solo sfigati io? E daje che sale solo quando salgo io o che mi fissa e rifissa…e io lo ignoro e ri-ignoro… vabbè dai, tutto sommato fa tenezza… mi sembra un orsacchiotto peloso… eh… giusto quello…
Ma c’è anche, un po’ più in là, a volte accompagnato da una collega (credo… sì credo…) quel ragazzo sempre ben vestito, ventiquattr’ore alla mano, occhi azzurri e profumo di doccia appena fatta… la prima volta che lo incontrai ero di ritorno a casa… persa nei miei pensieri sento tutto a un tratto il suo sguardo su di me, mi giro e, certo che non avrei esitato ad abbassare gli occhi, ha continuato a guardami. E io, che mi diverto in questo, ho sostenuto il suo sguardo, incazzata perché mi aveva distratto e perché non sopporto essere fissata come fossi un extra-terrestre… vinsi io, praticamente i miei occhi gli dissero: che caz hai da guardare? (caruccia, poi ti domandi perché sei sola) e lui, porello, distolse lo sguardo… da quel giorno ci incontriamo piuttosto spesso e il gioco si ripete… a volte vince lui, altre io… scende a Repubblica, come me tempo fa… e sulle scale mobili continuava quella che solo all’inizio era una sfida… poi io a sinistra, lui a destra e ci si salutava… a volte lo incontro anche la sera… e, puntualmente, quando scendiamo alla nostra fermata, lui è più avanti di me e, prima di girare l’angolo verso l’uscita, si gira… uno sguardo e buona serata a te…
Un altro incontro decisamente per caso avvenne una volta a Termini e da allora si ripete quasi tutti i giorni... era la fermata prima della mia quindi avevo tutto il diritto, dopo aver fatto scendere e salire i passeggeri, di piazzarmi di fronte alla porta comunicando così a tutti che la prossima era la “mia”… con l’i-nano a tutto volume comincio a cantare senza emettere suono, tanto nessuno mi vede, sono tutti dietro di me… vago con la mente e non mi accorgo di avere di fronte “il ragazzo di Termini”… anche lui al solito posto, accanto all’ultima panchina, poco dopo l’arco d’ingresso alla banchina, con le spalle al muro che aspetta la metro “giusta”, quella dove è possibile entrare senza sentirsi soffocare o comunque senza stare appiccicato a nessuno… praticamente la mia… non mi accorgo che gli ho cantato circa un 40 secondi di “Senza Parole” guardandolo dritto negli occhi… quando mi risveglio capisco chi ho di fronte… mi sento un pò Fantozzi … anyway…
La mia fermata e Termini diventano quindi due tappe fondamentali nel mio viaggio quotidiano verso l’inferno. Meno male che ci sono loro due…
E Xigia dove la trovi?
Xigia fino a qualche mese fa poteva scegliere fra quello a destra e quello a sinistra della porta d’ingresso, in piedi, di lato, senza intralciare il passaggio di alcuna persona, ma sempre in prima linea… quasi nascosta, piccola piccola mi stringevo in quell’angoletto e quasi non ci si accorgeva di me perché non ero d’impiccio alcuno, ma da lì avevo il pieno controllo di tutto ciò che accadeva intorno a me… avevo la libertà di muovermi come meglio volevo, senza toccare o sentirmi addosso nessuno…
Oggi invece Xigia va dritta dall’altra parte del vagone, sempre lontana dalla via d’ingresso, ma con una buona visuale e con un sorriso verso tutti i suoi compagni di viaggio…
La mattina sento che tutti noi, di lì a poco, faremo lavorare una fitta rete di ingranaggi e mi chiedo se, alla fine della giornata, saremo soddisfatti per quanto prodotto.
Io auguro a tutti buona giornata, auguro a tutti che la loro sia migliore della mia, anzi, più che augurarlo sento che è una certezza.
Così la sera, sempre sull’ultimo vagone, direzione Anagnina l’incontro è sempre con i miei compagni di viaggio, ma i loro volti, rispetto a quanto accade all’andata, sono sempre nuovi… i miei orari non possono essere mai gli stessi, ma ciò che esprimono gli occhi che vedo di ritorno a casa sono gli stessi sentimenti.. anche oggi è andata… sono stanca… torno a casa… si spengono le luci e buonanotte ai suonatori.
P.s. Parlando di metropolitana non posso dimenticare la compagna di viaggio che non ho mai conosciuto…Alessandra Lisi, l’unica vittima dell’incidente del 17 ottobre 2006… ed è proprio in quei giorni che, credo, ci siamo accorti tutti noi di quanto quotidianamente le nostre vite siano vicine l’una all’altra… la targa che ricorda il tragico evento è sempre di fronte ai miei occhi alla fermata di Vittorio Emanuele, un saluto ed una preghiera non sono mai abbastanza.
2 commenti:
bel post!
Sullo stesso vagone e stesso palo mi ci metto io tutti i giorni alle 9.30 e alle 18.00... e qualche volta, toccando la superfice, la sento un po' visciduccia... ora capisco il perché!!!
ahahah spiritoso!! e poi t'ho tanato!! non hai letto il mio "sermone" fino alla fine!! io non mi attacco al palo!!
ahahhahahahahahahha
oddio che spiritosaaaaaaaaaa
ahahahha
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